L’Iran è un paese in continuo divenire, una specie di teocrazia dove è difficile orizzontarsi. E Teheran, la capitale, è una città dove la fede integralista si accompagna a tratti di Medioevo, con le processioni dei flagellanti, la gogna per i ladri, il divieto di contatto in pubblico, sia pure una stretta di mano, fra uomo e donna. Visita comunque interessante, da fare con attenzione. E ora, dopo l’accordo sul nucleare, anche con qualche preoccupazione in più per il futuro di tutti.
DA EVITARE
Non porgere mai la mano in pubblico a una persona dell’altro sesso. La religione, almeno per l’attuale interpretazione iraniana del Corano, non consente che fra uomini e donne ci sia pubblicamente alcun contatto fisico, nemmeno fra marito e moglie. Figuriamoci fra sconosciuti.
Le donne sono vivamente consigliate di uniformarsi ai costumi locali. Sostenere di non essere musulmane diventa una sfida. E, comunque, quando si viaggia, vanno rispettate le regole del paese che si visita. Altrimenti si resta a casa. Chador, dunque.
Provare a mescolarsi ai fedeli nella preghiera del venerdì è un azzardo che può scatenare reazioni incontrollabili. Assistere alle grandi riunioni all’Università o in moschea è interessante, ma è indispensabile farsi accompagnare dalle guide.
La gogna è considerata punizione mite. A volte i ladri vengono portati in giro per le strade con un cartello appeso al collo, con la spiegazione di quello che hanno fatto. Una piccola folla li segue. Non accodarsi.
Le signore di Teheran sanno cinguettare con gli occhi, catturare gli sguardi e duellare a distanza, in silenziosi e provocanti incroci di occhiate con uomini che le corteggiano e si infiammano per un battito di ciglia. Abbassare le palpebre. Sempre.
DA NON PERDERE
Il Santuario di Khomeini è mausoleo che brilla in mezzo al deserto, appena fuori Teheran. E brilla di fede all’interno, con soldati che pregano, bambini che giocano a pallone, famiglie che cercano riparo dal caldo sotto i soffioni di aria condizionata, camionisti che parcheggiano il Tir e riposano qualche ora. Un altro modo di intendere i luoghi sacri.
Lo shopping intimo delle signore. Sotto il chador, tutto: reggicalze tentatori, lingerie peccaminosa. La donna iraniana, mortificata in pubblico nella sua femminilità, si scatena in privato. E fa acquisti senza problemi nei tanti negozi di intimo. Per la gioia dei mariti.
Nei sotterranei della Banca Melli Iran, in via Ferdousi, ci sono i gioielli della corona, ora tesoro della Repubblica Islamica. Fra i pezzi più sorprendenti un mappamondo con mari di smeraldi e terre di rubini, mentre l’Iran è in diamanti, 34 chili d’oro e 51.300 pietre. E il «Sea of light», Mare di luce, un incredibile diamante di 182 carati.
Al terzo piano del Palazzo Invernale, una porta si spalanca sul guardaroba di Fara Dibah, la moglie dello Scià. Frugando nell’intimità si scopre un campionario di abiti, quasi tutti da gran sera, ognuno abbinato a un paio di scarpe con le forme dentro. Ci sono tute rosse da sci, vestaglie, una pelliccia di leopardo.
Le processioni di autoflagellanti, fedeli che indossano canottiere nere scollate sulle spalle e si colpiscono con fruste di metallo. La forza dei colpi, e dunque il dolore, dipende dalla profondità della propria fede. Sanguinano tutti abbondantemente.
Il bazaar di Teheran è tra i più interessanti del mondo. Anche solo per guardare: ci sono pugnali afghani, monete irachene, onoreficienze della Russia comunista, rosari, venditori d’acqua e di tè, argenti, cristalli, gioielli. E un pane straordinario, sfornato ad ogni ora.
Il ristorante Azary, a un passo dalla stazione, sembra una locanda rubata dai secoli scorsi, strappata da un medioevo popolato di cantastorie e fumatori di pipe ad acqua. Si mangia il dizi, stufato di patate, fagioli, agnello e verdure, lasciato macerare per ore sul fuoco. Sapore deciso, digestione faticosa.
Il caviale, servito secondo tradizione: con lo yogurt oppure con il rosso d’uovo sminuzzato e la cipolla. Si riesce ancora a banchettare a prezzi accessibili. Ma senza champagne.
DOVE VEDERE IL TRAMONTO
Salire sull’Alborz, il monte da dove scende il vento che gonfia i chador delle donne e le trasforma nelle saltellanti rondini nere di Teheran. Ma dall’alto, e con i colori tenui del tramonto, anche questa città sembra meno cupa e meno triste.
DOVE BALLARE
In qualche festa privata. Ce ne sono, eccome. Protetti dalle pareti di casa, gli abitanti di Teheran si scatenano, con ritmi occidentali, canzoni e balli all’ultima moda, qualche buon alcolico. D’altronde, accadeva già ai tempi dello Scià…