Trasuda fascino questa città che non è bella, ma attrae e conquista perché offre tutte le malizie d’Indocina. Aspra e dolce, Ho Chi Minh city – che tutti chiamano ancora Saigon – regala viali silenziosi, mercato caotici, templi, magie, superstizioni. Una delle ultime, autentiche fermate d’Oriente.
Il cyclo è attrazione esotica, anche se si fa fatica a superare l’imbarazzo di sedersi su un triciclo dove pedala un altro. Ma non è solo questo a sconsigliare la passeggiata: Ho Chi Minh city, che tutti chiamano ancora Saigon, è città convulsa e trafficata. Al contrario di Hanoi non ha un piccolo centro dove lasciarsi portare in tranquillità. Sul risciò fra le auto è solo un’indigestione di fumi di scappamento.
Non cedere alla tentazione di salire sul Treno della Riunificazione. E’ il convoglio che attraversa il paese in tutta la sua lunghezza, da Saigon a Hanoi: se va bene sono 52 ore, due giorni e due notti in scompartimenti scomodi e costosi, poco meno del biglietto di un aereo. Il rischio, una volta scesi, è di maledire il viaggio.
La terrazza dell’hotel Rex, sovrastata da una corona girevole e luminosa, era il ritrovo degli inviati di tutto il mondo durante la guerra. Mitologia pura. Il ristorante non merita la visita, l’unico cimelio è un vecchio cameriere con il pizzetto e il neo peloso. Per somigliare a Ho Chi Minh.
Il serpente è una delle sorprese gastronomiche del Vietnam, molto apprezzata nel Sud. In genere in tavola finisce il cobra, anche se il pitone ha più carne. In ogni caso viene ucciso davanti ai commensali, per consegnare cuore e sangue a chi poi pagherà il conto. Il cuore si mangia in un boccone, il sangue si beve diluito in un cocktail con whisky e acqua. Dicono faccia benissimo al sistema cardiocircolatorio. Se non si è ben allenati alle stravaganze alimentari, meglio evitare.
Marguerite Duras studiò qui, al liceo Le Quy Don, in questo affascinante edificio della Saigon coloniale, portato sullo schermo nel film <L’amante>. A immaginare le ragazze nei candidi Ao Dai, attese da vecchie auto o saltellanti in bicicletta, riaffiora la sensualità della vecchia Saigon che resiste ancora, ma oggi sembra smarrirsi lentamente. Le Qui Don, che non è più una scuola, si trova in Xo Viet Nghe Tinh, non lontano dal giardino del palazzo della Riunificazione.
Perdersi senza tempo nel labirinto dei mercati, il piacere dello shopping e della contrattazione. Saigon è città che ama vendere e comprare. Stoffe, scarpe, ricami, elettronica, antiquariato, argenti. E i veri falsi. Mezza giornata corre via dentro il mercato Ben Thanh, in pieno centro. Dicono con orgoglio della loro merce: <Se non ce l’abbiamo, non ne avete bisogno>. Shopping più ricercato a Nguyen Hue e Dong Khoi, l’ex rue Catinat.
Il Chill Skybar è il ritrovo più trendy della città, il primo roof top vietnamita. Ristorante, bar completamente all’aperto e discoteca nella AB Tower, district 1, pieno centro.
Minh Hanh è la più affermata e apprezzata stilista di Ho Chi Minh city, è considerata un vero guru dell’arte nobile e recente di saper piacere e riuscire a piacersi con i vestiti. Ha rivisitato l’Ao Dai, lo splendido e sensuale abito tradizionale, una specie di pigiama palazzo con ampi spacchi laterali nella lunga blusa. Minh Hanh è presa a modello, come sofisticata eleganza, anche dalle sue colleghe occidentali: con clamoroso successo ha già fatto sfilare i suoi modelli a Parigi e Roma. Ha tre negozi in centro, assolutamente da non perdere.
Cholon è la città cinese dentro la metropoli vietnamita. E’ l’Oriente puro: vicoli affollati da gente indaffarata, avvolti dai profumi delle erbe e delle spezie. Pagode, indovini, anatre laccate e appese al caldo, teste di maiali. E il Binh Soup Shop, locale che serve il pho dalle 6 di mattina: era il quartier generale segreto dei vietcong a Saigon. Molti attentati vennero organizzati proprio qui.
Cu Chi è santuario della rivoluzione vietnamita, fu base vietcong fortificata e sotterranea. Qui, a un’ora di macchina da Saigon, il tour dei tunnel è attrazione turistica. Due livelli di catacombe, a tre e sette metri sottoterra: il primo serviva per vivere, l’altro per ripararsi in caso di bombardamento. Dormitori, sale riunioni, cucine e sala operatoria, dove sono morti in molti, ma sono anche nati centinaia di bambini. Appena fuori, si incrocia un sorprendente volteggiare di farfalle nere. La leggenda dice che sono le ragazze della guerriglia, quelle che vestite con l’Ao Dai nero andavano in missione a Saigon. Molte, moltissime non sono tornate. Ma oggi si trovano ancora là, farfalle sul Mekong, a volteggiare tra i cunicoli e il fiume.
Il bel mare di Nha Trang è tentazione raggiungibile. C’è uno dei più bei resort del mondo, l’Ana Mandara, che significa <splendida casa per gli ospiti>: intorno ai 400 dollari per notte, a secondo della sistemazione, in questo luogo che la natura ha benedetto con una percentuale straordinaria di giorni di sole all’anno, anche mentre intorno infuriano le tempeste tropicali.
Buona, buonissima la cucina di Saigon. Al Mandarin provare i gamberi al tamarindo, da Phu Xuan l’antica cucina imperiale di Huè che richiede ore di preparazione: assaggiare il banh bo, torta di farina di riso cotta al vapore con gamberetti, e il banh bot let, gamberetti, carne di maiale e farina d’amido tropicale avvolti in foglie di banano. Il pho, zuppa di carni spezie e verdure, fatta bollire per ore e servita con tagliolini di riso, si può mangiare ovunque, anche nelle bancarelle per strada: una scodella può essere considerato pasto completo ed è facilmente digeribile. Ottimo anche il Maxim’s del Nam An Group che gestisce una catena di locali in tutto il sud est asiatico
DOVE ANDARE A VEDERE L’ALBA
Si sveglia presto Saigon, per non lasciarsi soffocare dal caldo. E all’alba, ogni mattina, il parco Cong Vien Van Hoa è il ritrovo degli appassionati di Thai Cuc Quyen, il Tai Chi vietnamita. E’ una disciplina che si crede faccia benissimo al mantenimento della forma fisica e del’armonia esteriore del corpo. Per questo lo praticano moltissimi ragazzi e ragazze. Da osservare durante l’alba.
DOVE ANDARE A BALLARE
Effervescente la notte di Saigon, regolata da una pratica stravagante che considera rumore e frastuono segni di modernità. Apocalipse Now è il posto giusto, e naturalmente non si riesce a parlare. Ma è qui che si ritrovano i giovani di Saigon e tutti i viaggiatori che vogliono affacciarsi nella notte d’Indocina. Un cocktail si chiama <spiritosamente> B52, come i bombardieri Usa.
COSA COMPRARE
La tradizione impone acquisti di stoffe (da Toan Thinh), cuscini in seta damascata, simpatici oggetti di lacca, dalle cornici ai portacandele, infradito (che però si rompono quasi subito), qualche argento e i sigilli per lettere e documenti, orgoglio della burocrazia comunista Ma anche gli zippo, accendini usati dai militari americani: 10 o 20 dollari ciascuno a seconda dei modelli e della ricchezza delle incisioni, frasi d’amore o di battaglia. Molti, evidentemente, sono falsi fatti di recente.