LE MIE PASSIONI

Qui è ancora l’alba dell’uomo
Misteri di Papua Nuova Guinea

Una terra misteriosa e affascinante, dove appena una decina di anni fa alcune tribù vivevano ancora nelle caverne. Papua Nuova Guinea è una destinazione formidabile, meta di un viaggio indimenticabile: ma bisogna partire oggi, perchè domani non sarà più lo stesso.

DA EVITARE

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Qui è ancora – ma ancora per poco – l’alba dell’uomo, ma ci sono meno pericoli di una periferia americana. Anche se a volte negli alberghi di Papua può capitare di essere accompagnati nel bungalow con due uomini di scorta, uno armato di machete e l’altro di fucile. Nessun problema. Solo qualche guerra tribale ogni tanto.

Port Moresby non è una bella città e non è neppure un posto tranquillo. La sera è più prudente restare in albergo: in giro, d’altronde, c’è davvero poco da vedere. Nella capitale bisogna però passare per raggiungere le altre località. Provare a studiare coincidenze quasi immediate, così non si lascia l’aeroporto.

Una cena con gli ex cannibali che vivono qui è affare riservato a chi ha coraggio e ottimismo. Intorno al falò offrono larve di sago, ossia gli insetti lasciati crescere nella palma del sago, base della loro alimentazione. Poche cose al mondo fanno più schifo. Ma l’atmosfera, e non solo quella, è indimenticabile.

 

DA NON PERDERE

Il volto dei Wigmen, letteralmente gli uomini parrucca, è un capolavoro. In testa hanno un copricapo realizzato dopo aver fatto tagliare i capelli a tutta la famiglia e il volto è un arcobaleno di rossi, gialli, verdi, ottenuti con pitture naturali. Nel naso, un osso di maiale dritto o ricurvo, oppure un bastoncino. Bellissimi da vedere, un incubo se si sognano.

Il giardino degli antenati è un modo originale che la tribù degli Huli ha per celebrare i propri morti. La tradizione prescrive che i teschi dei genitori vengano pitturati e sistemati in un punto rialzato, in genere su una roccia, perché possano diffondere sulla famiglia i loro spiriti benefici.

papuaSono stati gli ultimi cavernicoli del pianeta. Gli Auwin sono usciti dagli antri dove vivevano una ventina di anni fa: bassi e minuti, sono straordinari suonatori di flauto. I lolro villaggi sono lungo il bacino del Karawari, ascoltarli è un sorprendente incanto.

Chiedere di assistere a una guerra può essere, come sempre, rischioso. Conflitti tribali scoppiano per un confine violato, una donna non sposata, un maiale rubato. Gli eserciti, si fa per dire, si affrontano con lance e frecce e anche qualche vecchia pistola, ma soprattutto danno fuoco ai villaggi. Gli stranieri, se capitano nei paraggi, non vengono coinvolti. Anzi, possono servire a far scoppiare la pace.

Il pidgin è la curiosa lingua che parlano da queste parti, incrocio di inglese e idiomi locali. Pukpuk è il coccodrillo, natnat la zanzara, dimdim lo straniero bianco. Sembra semplice, ma non lo è. Perchè per dire pianoforte, strumento per la verità di uso non comune da queste parti, la gente di Papua dice: «Bigfella bockus, teeth alla same shark, you hitim he cry out»: significa pressappoco «grande uomo di legno, denti come squalo, tu colpire lui gridare».

L’Uccello del Paradiso è attrazione fatale per gli appassionatBirdParadisei di birdwatching. Fermarsi all’Ambua lodge, nella regione di Tari. Non comprare le piume. Secondo le credenze animiste portarle via da Papua è causa di tragedie. Per chi le ha con sè, ovviamente.

La schiena di coccodrillo non è un semplice tatuaggIo, è un doloroso ma necessario rito di iniziazione per i maschi che dalla pubertà passano all’età adulta. Aghi, coltelli, lance, vengono infilati nella schiena del ragazzo che sta per diventare uomo: le cicatrici faranno somigliare quella schiena al dorso di un coccodrillo.

AL TRAMONTO

Sulla veranda del Karawari lodge, uno degli alberghi più affascinanti del mondo, con la hall e il ristorante dentro una haustambaran, una casa tradizionale. Un drink, meglio se alcolico, seduti fra vecchie statue e maschere in legno. Quelle presenze aiutano a non sentirsi fragili e soli, prigionieri di chilometri di marmellata verde chiamata giungla.

DOVE BALLARE

Nei villaggi delle tribù, nei più sfrenati sing-sing, la festa che serve per celebrare un matrimonio, una nascita, un’iniziazione. Tutti in fila, si battono ritmicamente i piedi in terra e si procede a piccoli passi. Chi li ha, usa copricapi con piume dell’Uccello del Paradiso, altrimenti bastano ciuffi di erba da legare alle braccia e alle caviglie.

 

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