<Non credo che esista al mondo un luogo più adatto per pensare alla Luna. Ma Pantelleria è più bella>. Parole di Gabriel Garcia Marquez, innamorato di questi che definì <fondali addormentati> e delle <case dipinte di calce dalle cui finestre si vedono, nelle notti senza luna, i fasci luminosi dei fari africani>.
DA EVITARE
Pantelleria è nome di origine araba, Bente el Rhia. Significa figlia del vento, che qui è impetuoso e soffia 337 giorni all’anno a quasi 12 nodi e mezzo di velocità. Superare il fastidio: a così poca distanza dall’Africa, quel vento aiuta a tenere la temperatura a livelli sopportabili.
In un’isola rocciosa, inutile rimpiangere la sabbia. L’unica spiaggia è lo Specchio di Venere, laghetto con sorgenti termali. Sul mare si affacciano soltanto rocce vulcaniche. Barca o scoglio, dunque. Bene ricordarlo, prima di partire.
DA NON PERDERE
Mai contro sole. Il giro in barca di Pantelleria si fa in senso orario, per avere il sole sempre alle spalle. Favorisce la rotta e la luce è migliore per chi ama scattare fotografie.
L’Arco dell’Elefante è monumento alla stravaganza della natura ma è anche il simbolo universale dell’isola, con una testa da pachiderma che infila la proboscide in mare.
La grotta Benikula è una sauna naturale grazie al vapore che si sprigiona dall’interno. Si arriva a piedi dal paesino di Sibà, dove comincia a innalzarsi la Montagna Grande, la vetta dell’isola alta 800 metri.
Ci vogliono quattro chili d’uva per fare un litro di Passito, orgoglio doc dell’isola. Gli intenditori sostengono che il vero Passito lascia nel bicchiere svuotato gli stessi aromi che si sentivano a bicchiere pieno. Ottimo l’abbinamento con formaggi piccanti.
Sotto il cielo stellato, la suggestione delle cene a La Nicchia, aperto soltanto di sera. Giardino arabo con una grande pianta di arancio nel mezzo. Romantico I Mulini, in un antico mulino a mezza costa in località Tracino: provare il coniglio. Affacciato sul mare, La Vela propone con semplicità ravioli panteschi e pescato alla griglia. Da Favarotta, a Khamma, la tradizionale cucina di campagna.
Le stradine strette e i dammusi candidi di Khamma, uno dei punti più caratteristici dell’isola. Appena fuori del borgo, c’è l’azienda vinicola Donnafugata che qui produce e fa degustare il passito Ben Ryè e il moscato Kabir. Acquisti enogastronomici da Salvatore Murana che offre degustazioni su appuntamento.
Le granite di gelso e limone, dissetanti ma anche energetiche, del bar Aurora, in via Borgo Italia. In molti lo chiamano ancora con il vecchio nome, Policardo.
Gli arancini di pesce sono una tentazione pericolosa, uno tira l’altro e non si smetterebbe mai. Al Cicci’s bar: perfetti da portare in barca o per uno spuntino bloccafame a qualunque ora.
La gastronomia pantesca ha ricette travolgenti: ravioli amari, ripieni di ricotta e foglie di menta, il pesto pantesco, con pomodoro crudo, olio, basilico, aglio e peperoncino, usato sia per la pasta che per carne e pesci. E poi i capperi, capaci di rendere gustose semplici insalate con la delicata Tumma, il formaggio fresco locale, pomodori e una fantastica qualità di origano.
I profumi di mirto, corbezzolo, lentisco ed erica, una vegetazione fitta e bassa che cresce combattendo contro il vento. E’ la Macchia Mediterranea del Khagiar, antica colata lavica lunga 3 chilometri, sorprendente paradiso per botanici e amanti della natura.
DOVE VEDERE IL TRAMONTO
Il Salto della Vecchia è uno strapiombo di oltre 300 metri, rifugio scelto per i propri nidi da gabbiani e uccelli marini. C’è chi si stende a terra per guardare in basso e c’è chi è capace di vedere con gli occhi ma anche con il cuore. A loro, si dice, nel rosso del tramonto apparirà il raggio verde, regalo di una terra magica. Da non perdere anche Sesi Venti, località Mursia, per dominare le cupole dei dammusi.
LA NOTTE
A Pantelleria si va a letto presto, come in tutte le isole custodite dalla natura. Musica dal vivo al Jamal, in località Bue Marino, ritrovi notturni per tutti il Cicci’s bar e U Friscu a Scauri.