Sorella acqua è l’orizzonte di questa terra abbracciata dal fiume. Il delta del Mekong è l’ultima frontiera del Vietnam che fatica a misurarsi con il futuro e ad abbandonare il passato. E’ il confine tra le fatiche di ieri e le speranze di domani. E’ la terra consacrata ai Nove Dragoni, quanti sono i rami del Delta del fiume, un labirinto di canali popolato ancora di serpenti velenosi, di antiche giunche che avanzano lentamente a vele spiegate e di moderni idrojet, pronti a ospitare i turisti per veloci crociere sui panorami della guerra del Vietnam.
Qui la vita è il prodigio di ogni giorno per chi ha la fortuna di abitare nella zona più fertile del paese ma è costretto a combattere ancora contro fame e povertà. Nulla è facile intorno ai Nove Dragoni, anche se la provvidenza della natura ha risparmiato al delta del Mekong la minaccia distruttiva delle inondazioni che invece affliggono spesso il nord del Vietnam per colpa di altri fiumi. Infatti, anche se il Mekong ha alla foce una portata media di 1520 metri cubi al secondo, portata che quando è in piena aumenta anche di 25 volte fino a 38 mila metri cubi al secondo, non c’è bisogno di dighe perché il fiume in Cambogia è collegato a un grande lago, il Tonlè Sap con un ramo che risale verso nord. Il miracolo della natura è che questo lago agisce come un calmiere, un vero regolatore dei flussi: il bacino si alza e si allarga facendo da serbatoio.
E allora non si corre alcun pericolo a vivere galleggiando. Qui intorno frutta e verdura si vendono sulle canoe, negli incontri fra barchette che da mercati spontanei sono diventati magazzini generali della sopravvivenza e del commercio. La provincia di Can Tho è un Internet liquida, una rete di canali che poi si aprono improvvisamente in piazze che possiamo chiamare laghetti, dove si fa la spesa e si cucinano snack orientali. Loi ha imparato dalla madre, che già aveva seguito l’esempio della nonna: spaghetti e riso fritto è il menù della loro piccola giunca fast food. <Lo facciamo da tanto tempo – dice Loi, due occhi brillanti affacciati su una balconata di zigomi – questi fornelli sono la nostra vita>.
Van, invece, ha gli occhi carichi di colori e ombretti, ha le ciglia lunghissima e forse sono finte, ha perfino stelline luccicanti sulle palpebre. E’ il nuovo Vietnam che avanza, la compromissione, non ancora dell’animo, ma dell’apparire. Non solo tradizione. C’è anche l’antenna satellitare sulle palafitte del delta e le soap opera
Macchie di allegria colorata di rosso e di arancio ravvivano il triste grigiore del fiume. Il Mekong è davvero grazia ricevuta per chi vive coltivando la terra. Perché i Giap, i Thieu, i Linh, tutte le famiglie che coltivano il riso vedono il fiume alzarsi lentamente da aprile a ottobre e ritirarsi altrettanto lentamente durante l’inverno.Gli uomini non hanno paura delle acque, e anzi le invocano perché allagano i campi con il fango e con i ricchi sedimenti ne rinnovano la fertilità. E’ tale la massa di sedimenti che il Mekong deposita in mare, dopo un viaggio di oltre 4 mila chilometri dalle vette del Tibet, che nonostante il limo lasciato sui campi, il Delta si espande di 60-70 metri ogni anno. Facendo crescere anche la dimensione dei territori coltivati a riso, un quarto delle terre dei Nove Dragoni.
Ma qui l’arte di arrangiarsi ha fatto scoprire scorciatoie sorprendenti per sfuggire le sofferenze, e oggi si tramanda ai giovani quello che secoli fa facevano i pescatori del Delta, i primi avventurosi conquistatori della terra dei Nove Dragoni. All’estremità più settentrionale del Delta, quella che guarda a Nord, verso Città Ho Chi Minh, c’è My Tho, il porto più importante della foce del fiume, la cittadina più vicina, appena 72 chilometri, alla vecchia capitale del Vietnam del Sud. Le ragazze di questa zona, intorno a My Tho, erano considerate le più belle del Vietnam ed erano destinate alla corte dell’Imperatore. Già il nome, My Tho, significa <la ragazza profumata> o comunque <qualcosa di bello>. La loro grazia, nel muoversi oltre che nell’apparire, è il piccolo segreto che consente di riempire le grandi ceste di vimini della preziosa mercanzia che dalla fango del Delta si trasferirà sulle tavole di Ho Chi Minh city o in Cina.
Le <Bat so>, come le chiamano in questa zona, sono le giovani ragazze pescatrici: immergono mani e braccia nel fango del Delta, fino ad andare ad acciuffare frutti di mare, gamberetti, piccole aragostine. Agilità e destrezza sono le loro armi segrete: altri non riescono a fare quello che per loro è un esercizio naturale. Le <bat so> professioniste sono meno di un centinaio e vivono tutte nel villaggio di Bao Thuan, 7 mila abitanti in tutto. L’arte di pesare si tramanda di madre in figlia, di generazione in generazione. A 14 anni le ragazze infilano per la prima volta le mani dentro il fango e con le madri accanto spingono le cinque dita sempre più in basso, finchè non catturano quello che stanno cercando, finchè, a volte, anche la spalla è completamente immersa.
Non guadagnano molto. Molluschi che pesano vengono pagati non a peso ma a ceste e ogni cesta messa in vendita contiene fra i 20 e i 25 chili. Il prezzo di mercato, invece, è di circa 3 mila dong al chilo, intorno ai 25 centesimi di euro. Ovvio che al mercato del pesce di Ho Chi Minh City o delle città cinesi il prezzo poi raddoppia o triplica. Per non parlare dei ristoranti, dove una porzione scatena un conto che arriva fino all’equivalente di 15 o 20 euro. Ma la paga delle <Bat so>, quello che riescono a portare a casa ogni giorno, difficilmente supera i due dollari.
I Nove Dragoni sono un incrocio di civiltà. E’ il vecchio che rincorre il nuovo, sono scritte e manifesti della propaganda comunista che fanno da sfondo alla vita di tutti i giorni, come la quinta di una rappresentazione dove si esibiscono attori che interpretano ciò che la scena vorrebbe vietare: bevono Coca Cola, uno dei simboli del consumismo, spesso usano i dollari, che restano ancora la moneta più ambita, soffrono i primi richiami della civiltà occidentale e subiscono il fascino di quella che da noi si chiama moda. Le magliette, ad esempio, o le camicie, smettono di essere utili finchè non sono lacere: diventano sensibili al tempo che corre e le fa, appunto, a passare di moda. Ma non rinunciano alle tradizioni, come i massaggi fatti in strada o i servizi di quelli che considerano <beauty center>, con taglio di capelli e pulizia delle orecchie.