Una notte in carcere. Anzi, nell’ex carcere. Non ci sono riuscito, non ci ho dormito per la ferma opposizione di mia moglie che “in galera – diceva scherzando, spero – vivendo con te ci sto tutti i giorni”. Ho insistito, ma niente da fare. Trattativa durissima, finita con un accordo: non ci dormiamo ma andiamo a prenderci un drink. Le ho inchiodate per 3 ore, Carla e nostra figlia Eleonora, a curiosare in questo che è uno dei più stravaganti hotel del mondo. Perché “The Liberty” era un carcere, la vecchia prigione di Boston in Charles street, affacciata sul fiume e a due passi da Beacon Hill, inaugurata nel 1851 e chiusa nel 1990. Ha avuto anche ospiti illustri, per così dire: Malcom X, carismatico e discusso leader degli afroamericani, lo “strangolatore di Boston” Albert De Salvo, serial killer che uccise 13 donne, gli anarchici italiani Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Per la trasformazione sono serviti più di 100 milioni di dollari. Risultato finale strepitoso, con quell’atmosfera un po’ cupa, ma che sa di riscatto, quella sensazione di vivere fra i piaceri della vita, un buon drink, una bella camera, un’appetitosa cena, in un luogo segnato dalla sofferenza. Era quello che incuriosiva me e che invece respingeva mia moglie.
<E’ esattamente così – mi ha spiegato una efficiente addetta alle pr dell’albergo – molti sentono una specie di fascinazione per questo posto, ne sono attratti, per altri è l’opposto, vivono una specie di rifiuto>. Ma vincono i primi e l’albergo ha avuto un ottimo successo. Non soltanto per passarci la notte, ma anche come ritrovo della Boston trendy e giovane, soprattutto, quella che non ha memoria storica del carcere, e che si da appuntamento qui per l’aperitivo, la cena, un drink notturno.
Le celle sono diventate stanze, in tutto sono quasi 300, comprese alcune lussuose suite da migliaia di dollari a notte, ma le operazioni di marketing più vivace e di successo sono state fatte con gli easytalk bar e i ristoranti. A bere ci si ritrova in un grande spazio che era la rotonda della prigione, con una scelta onomatopeica del nome: si chiama Clink, proprio il rumore che viene associato alla chiusura di un lucchetto, di un chiavistello, di una cella, appunto. Comodi divani, poltrone, la scala mobile che sale dalla hall, i corridoi delle celle ai piani superiori, qualche grata, qualche sbarra, ma musica lounge di sottofondo, il chiacchiericcio che fa allegria.
Corrono e sorridono belle ragazze vestite di nero, mini e scollatura, cameriere che sembrano distribuire davvero un senso di libertà in un ambiente che ha anche angoli cupi, fra mogano e granito, e nel quale si immagina sempre quel che accadeva decenni fa. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, parte del fascino di questo albergo, 5 stelle lusso, collezione Luxury della Starwood, membro della The Leading hotel of the world, è proprio il suo fosco passato, unito alla curiosità di vedere dall’interno un vero carcere, anche se ex. C’è un altro bar, aperto giorno e notte, anche questo con un nome adeguato, Alibi, con affaccio esterno, un patio all’aperto, quasi un invito alla fuga. Il ristorante è Scampo, ispirazione italiana, considerato il migliore di Boston per pasta e pizze, con un apprezzatissimo mozzarella bar. Ma c’è un errore, anche nel sito web. Spiegano che scampo tradotto in italiano significa scappare, fuga. Servirebbe un’altra p al posto della m. Ma gli americani, in genere, non ci fanno caso.