Americhe

Lencois, candido Brasile

lencois-maranhenses-4C’è una magia infinita in questo posto ai confini del mondo. C’è l’idea di stare in un luogo che non esiste, capitato sulla terra perché prestato da chissà chi, abitanti di un altro mondo senza affanni e forse senza nemmeno cattiverie. Perché ai Lencois è tutto bianco, abbagliante, accecante, splendente, quasi fosse una cattedrale naturale dove tutto si purifica e viene perdonato. Incredibili, gigantesche dune di sabbia candida, un monumento alla purezza e alla sacralità della vita. C’è l’acqua a impreziosire il panorama, gioielli liquidi incastonati dalle piogge, piccoli laghi dove ci si rinfresca mentre si peregrina fra una duna e l’altra, storditi da tanta bellezza.

Siamo nel Maranahao, uno degli stati brasiliani meno affollati dal turismo, e per questo ancora selvaggiamente autentico ed ospitale. Niente strade, ma piste dove le auto saltellano, fiumi da attraversare con piccoli ferry, capirinhe per rinfrescarsi in taverne che sono casupole nel nulla, fra mucche solitarie e macchie di verde. Il viaggio per arrivare, da ovunque si parta, è lungo e non sempre comodo. Ma il premio del traguardo supera anche le aspettative.

lencois11891160_1193208687371901_2863198428112463866_nNoi siamo arrivato da Sao Luis, che resta una bella cittadina coloniale, capitale brasiliana del reggae, con un centro storico affascinante ma da recuperare, architettonicamente e umanamente. Succede che mentre si sta a cena da Antiguamente, simpatica trattoria dove spesso – e chissà perché – finisce il pane che bisogna andare a recuperare in un’altra trattoria dietro l’angolo, mentre si sta lì a mangiare, qualche sfortunato alcolista, vagabondo, perditempo, furbacchione, si presenti al tavolo dove si sta seduti sventolando tremendo un bicchiere in attesa di un’offerta di qualunque genere, purchè alcolica. Cibo o denaro non interessano, birra o vino, sì. E poi, intorno, un’umanità sofferente ma non violenta, che affanna la cena ma invita più alla riflessione che alla protesta. E al giovane lustrascarpe con la faccia pulita e la volontà di costruirsi un futuro fra le macerie di questa sua giovane vita, l’abituato personale del ristorante confeziona per benino una cena allestita con quel che dal piatto di portata i commensali non hanno consumato. E lui viene al tavolo, ringrazia e sorride.

lenc11953172_1193208017371968_2340944378316868529_nBrasile sofferente, dal futuro incerto. Come quello che appare fino a Barreirinhas, un paio di ore di auto da Sao Luis, un ingorgo di pousadas che nutrono di turisti i Lencois. Ma si sta bene: abbiamo dormito all’Encantes do Nordeste, comodi e coccolati, come non dappertutto sanno fare. Bambae è il loro ristorante, sul fiume, romantico: buon cibo, ma prendetevela assai comoda. Dire che sono lenti è fare un omaggio alla fretta.

La notte, qui, è soprattutto profumi, luna, silenzi, emozioni. Suonano la chitarra al Bambae, ma quando si lascia la sala e tutto tace, il fascino di questo Brasile ritrova il suo vigore. Nel deserto tropicale delle dune candide, l’energia travolgente di un mondo incantato. Dove si vorrebbe perdersi.

 

 

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