Il Laos, diceva Tiziano Terzani, non è un luogo, ma uno stato d’animo. Un paese di cui si sa davvero poco e che ancora si regola con ritmi antichi, senza frenesia nè affanni. E che propone templi affascinanti, bellezze naturali e atmosfere magiche. Ma anche alcune destinazioni alle quali avvicinarsi con cautela.
Toccare la testa è uno dei gesti di maggiore maleducazione che si possano compiere in Laos. E’ considerata la parte più nobile del corpo e non va neppure sfiorata. Tantomeno se si tratta di un bambino.
A volerle, ci sono. O almeno, si trova sicuramente chi dice di conoscerne più d’una. Ma le fumerie d’oppio sono stravaganti luoghi, sordidi e nascosti, dove chi accompagna il turista poi corre a far la spia alla polizia. Così lui incassa denaro e l’allocco cretino finisce dritto dritto in galera, in genere prima ancora di aver messo la pipa in bocca. Una vera stupidaggine, sotto tutti i punti di vista.
Mai bere acqua dal rubinetto, e nemmeno cubetti di ghiaccio nei drink, a meno che non ci si trovi in un grande albergo. Il Laos è ancora paese nel quale stare in guardia con alcune norme igieniche.
L’offerta del cibo ai monaci è una delle pagine più belle che si possano scrivere sul libro delle proprie esperienze di viaggio. Ogni mattina all’alba, non c’è finzione scenica, lungo le vie di Luang Prabang, la gente si inginocchia lungo le strade e offre ai monaci il riso che ha appena preparato. Anche gli stranieri possono partecipare, donando baguette farcite comprate al mercato o frutta. Se ci si mette un po’ di cuore, e non lo si fa solo per le foto, si vivrà una grande emozione.
Le grotte del Pathet Lao, il partito comunista laotiano, sono diventate attrazione turistica dopo essere rimaste sigillate per decenni. Delle circa 400 di cui è disseminata la campagna intorno a Vieng Xai, praticamente al confine con il Vietnam e non lontano da Hanoi, soltanto 6 possono essere visitate: sale riunioni, uffici, mercati, ospedali. Delle vere città. Impressionante.
Un giro per le botteghe in cerca di qualche oggetto di antiquariato. E’ occupazione interessante e divertente nei viali alberati di Vientiane dove si trovano argenti, pipe da oppio, splendidi tessuti. Gli abiti di Couleur d’Asia sono fra i più belli che si possano trovare in Laos. Merito di Viviane Inthavong, nata in Vietnam da una famiglia francese che ha saputo fondere lo stile orientale con il gusto occidentale. Vedere il sito www.couleurdasie.net. Cotone e seta laotiani hanno grande fama. Carol Cassidy Lao Textiles che ha fama internazionale, prezzi più alti della media ma qualità indiscutibile.
Il picnic nella giungla con pesca nei torrenti e nei laghi prima di cucinare è simpatica attività che, soprattutto se si è in gruppo, può diventare divertente. A Luang Prabang la organizza il ristorante Tamarind che offre anche lezioni di cucina laotiana e insegna a scegliere i prodotti migliori al mercato: corsi analoghi anche nei ristoranti Three Elephants e Tum Tum Cheng.
Il Mekong è fiume dal fascino insuperabile. Risalendolo da Luang Prabang si incontrano villaggi e grotte votate alla fede, riempite di statue di Buddha. Qui si prega ma si cerca anche il relax: e non è raro incontrare monaci distesi al sole.
Un panino farcito all’europea diventa una specie di leccornia dopo giorni di zuppe e riso. Una sosta al JoMa bakery, sia a Vientiane che a Luang Prabang, fa fare festa alle papille gustative: salame, tonno, formaggio, peperoni in mezzo a un panino appena sfornato. Ottime anche le insalate e il caffè. Per un assaggio, www.joma.biz
Templi, templi, templi. Fra Vientiane e Luang Prabang ce ne sono un’infinità e si arriverà presto a saturazione. Fare un piccolo elenco e trascurare gli altri. Imperdibili sono il Pha That Luang nella capitale e il Wat Xieng Thong a Luang Prabang dove si dovrebbe visitare anche il Museo del Palazzo Reale.
La Piana delle Giare è un luogo del mistero. Le origini di queste gigantesche otri restano sconosciute: sono sparse in una ventina di siti e ciascuna pesa qualche tonnellata.
I delfini di fiume di Si Phan Don, letteralmente quattromila isole, un arcipelago nel Mekong che qui raggiunge la sua massima larghezza, 14 chilometri. Un mondo fuori dal tempo, dove la corrente elettrica ancora non è del tutto arrivata. La soluzione più comoda è imbarcarsi sul Vat Phou, imbarcazione con 12 cabine e bagni all’occidentale, per avere qualche idea www.vatphou.com.
Vivere il <vero Laos> è esperienza incoraggiata dal governo e delle province. Significa che per un paio di giorni si dorme e si mangia con una famiglia in qualche sperduto villaggio. E’ una specie di università del viaggio, alla quale bisogna arrivare preparati: ad esempio, l’acqua corrente è un concetto sconosciuto e ci si lava in pubblico. Chi non sa rinunciare al confort delle stelle alberghiere non si avventuri.
Che salga o scenda, all’alba o al tramonto, il sole fa parte della scenografia magica del Wat Phu Champasak, nel sud del paese, a poca distanza dai confini con Thailandia e Cambogia. E’ un antico complesso religioso Khmer, più piccolo di Angkor Wat ma molto suggestivo. L’Unesco lo ha dichiarato Patrinmonio dell’Umanità
DOVE ANDARE A BALLARE
La vita notturna è riservata quasi esclusivamente a Vientiane, dove si balla nelle discoteche dei grandi alberghi, a cominciare dal Lunar 36, all’ultimo piano del Don Chan Palace hotel, al momento il più alla moda dei locali della capitale. Fra le disco è sempre affollata anche la D Tech del Novotel.
TOP ALBERGO
E’ stata la residenza ufficiale del principe Souvanna Phouma – la suite 214 era la sua camera da letto – e ora è l’albergo di maggiore charme di tutto il Laos. La Maison Souvannaphoum di Luang Prabang resta comunque abbordabile, con camere a partire da 200 dollari a notte.