Mille suggestioni, qualche tentazione. Per non avere rimpianti a Kyoto serve una guida con cui pianificare visite ai templi – non si possono vedere tutti, sono troppi – ai giardini e anche ai ristoranti. Rimanendo però padroni di qualche pezzo di giornata per vagare tra vicoli e deliziose piazzette, dove spesso si trovano scritte nere sulle staccionate rosse: anche se non si capisce cosa significano, fanno un grande effetto.
La contemplazione delle tazze è parte del complesso rito che si chiama cerimonia del tè. Ora, è vero che siamo di fronte a una delle più alte manifestazioni della cultura e della tradizione giapponese, ma forse basta sapersi accontentare della versione ridotta, che non supera i venti minuti. Altrimenti si resta davanti alle tazze per ore intere.
Le geishe sono uno dei grandi miti – estinti – del Giappone e di Kyoto in particolare, dove un quartiere, si chiama Gion, era riservato a loro. Ormai è rimasta soltanto qualche lieve traccia di un’epoca che appare superata. Ci sono corsi brevi dedicati ai turisti, al Gion Corner, dove sostengono di insegnare quello che le geishe sapevano fare: ma sa molto si soave presa in giro. Ogni tanto per le stradine sciama qualche donna vestita in abiti tradizionali. Ed è subito una raffica di flash.
E’ indicata come antica casa di piacere, la Sumiya Pleasure House. Logico che incuriosisca. Ma è soltanto una vecchia costruzione trasformata in ambizioso museo, peraltro un po’ fuori mano, dove si dice venissero portate le geishe per intrattenere i clienti di questo ristorante bordello.
La strada più bella di tutta l’Asia, secondo molti, è la Shirakawa Minami-dori, nel quartiere di Gion. Quando fioriscono i ciliegi diventa spettacolare. Ma anche normalmente, fra edifici storici e lanterne rosse, colpisce.
Il luogo più magico della città – ma anche qui le sensazioni sono molto personali – è il Fushimi Inari Taisha, che non è fra i templi più importanti o celebrati, e dunque è anche scarsamente affollato. Forse perché può anche impressionare e mettere paura ad animi particolarmente sensibili, con le statue delle volpi, il bosco che fa filtrare poca luce, l’abbagliante galleria dei Torii rossi che si susseguono uno dopo l’altro in un tunnel scintillante e infinito. Sarà anche per queso che non si dimentica.
Arrivare in treno, da Tokyo o Osaka, con il superveloce e comodo Shinkansen. Nelle stazioni non ci sono sale d’aspetto perchè è sempre in orario: ha un tasso medio di ritardo di 54 secondi su base annua. Quando il controllore, in genere una donna, entra nel vagone e passa a vidimare il biglietto, fa sempre un inchino alla carrozza per salutarla e ringraziarla.
Shimogamo Jinja è un santuario dai poteri enormi, perché è considerato il luogo dove le menzogne <vengono a galla>. E dunque viene utilizzato per risolvere ogni tipo di controversia. Può essere utile, o pericoloso, anche in viaggio.
Il maestoso Chion-in impressiona per grandiosità. Ha il portale più grande di tutto il Giappone e un pavimento che <cinguetta>: il legno venne sistemato in modo da scricchiolare ad ogni passo, per evitare che qualcuno potesse entrare senza essere scoperto.
Il Ryokan è l’albergo tradizionale ed è giusto sperimentare i modi di vita dei paesi che si visitano. Ma con le dovute informazioni. Nei Ryokan, affacciati su giardini splendidi, spesso combinati con bagni terapeutici e terme, si dorme sul futon, una specie di materasso in fibre di cotone grezzo, che per quanto cedevole, non è mai soffice come quelli cui siamo abituati. Il futon viene srotolato ogni sera sul tatami. Basta saperlo. I pigri e viziati amanti delle comodità occidentali si troveranno senz’altro meglio al Westin, che domina la città.
Il castello dei Ninja, il nome corretto è Nijo Jinya, è una residenza progettata con architetture difensive: corridoi segreti, botole, muri che scompaiono. Il regno di samurai pronti a tutto. Affascinante.
Il bosco di bambù vicino alla porta nord del Tenryu-Ji, uno dei principali templi della scuola Zen Rinzai, è realmente suggestivo. E’ identico a quello de <La tigre e il dragone>. Un’altra dimensione.
Il teatro No, come le danze Kabuki, merita un assaggio. Diffidare di chi dimostra grande entusiasmo: in genere finge. Soddisfare la curiosità è sufficiente: si avrà qualche soddisfazione in più con il Tagiki-No, che viene eseguito alla luce delle torce.
Un pranzetto a Nishiki, il mercato all’aperto dove ci si ripara dal sole o dalla pioggia. Tutto il commestibile giap, anche quello che si fatica a guardare, è qui. Provare per credere. L’uji kintoki è una specialità di Kyoto servita soprattutto d’estate. E’ ghiaccio tritato sul quale si versano tè verde, latte zuccherato e succo di fagioli dolci. Rinfresca. Il luogo più famoso dove lo fanno è il Gion Koishi.
Profuma di legno la notte che svanisce intorno al Kyomuzi Dera, tempio buddista fra i più venerati, dove bisogna venire all’alba, quando non c’è folla. Allora si gode la sua magia. Si può percorrere il sentiero degli innamorati, 18 metri fra le pietre, che assicura successo in amore, e soprattutto si può far suonare la campana e affidare un pensiero alle vibrazioni perché lo conducano dove si vuol far arrivare.
DOVE ANDARE A BALLARE
Sono due le discoteche più famose e frequentate di Kyoto. Il World, che è anche la più grande, e dispone di armadietti dove depositare tutto quello che in pista non serve. Anche Metro è molto frequentata. E per il resto, si sciama fra le vie di Pontocho, animato quartiere della notte.