Terra gentile e crudele, il Giappone sa coniugare gli opposti con semplicità. Ecco perché a volte piace e affascina ciò che fa orrore. O, al contrario, mette paura quel che dovrebbe suscitare delicate emozioni. Kyoto, soprattutto se ci si arriva in primavera, quando i mandorli sono in fiore, spalanca l’animo alla letizia: vicoli e piazzette, in particolare nel quartiere che fu delle geishe, di una dolcezza assoluta, con piccoli corsi d’acqua che sussurrano lievi colonne sonore, gente che cammina senza far rumore e sembra scivolare sulla strada, il vento che non soffia ma accarezza. Ci sono i templi: maestosi, severi, capolavori di sapienza artistica e di pazienza certosina. E poi c’è Fushimi Inari Taisha, che non è fra i più importanti o celebrati, ma è quello che non si scorda mai. Perché può anche impressionare e mettere paura ad animi particolarmente sensibili. E allora visitarlo da soli è già una sfida, con l’abbaglio dei Torii rossi che si susseguono uno dopo l’altro, uno dopo l’altro, e ancora uno dopo l’altro, in una galleria infinita che potrebbe anche essere degli orrori ma è sicuramente inquietante.
TORII E FORCHE CAUDINE Si arriva dopo essere passati per padiglioni dove si celebrano divinità varie e si prega, dopo aver superato il vialetto dello shopping sacro e un tortuoso sentiero che introduce nel bosco. Può anche capitare che il cielo sia cupo e sinistri tuoni annuncino il diluvio. Ma da quel punto non si torna indietro. Si superano le statue di volpi in pietra grigia, sotto il volo di grandi corvi neri, si affrontano le forche caudine dei Torii, una specie di porte squadrate con i montanti arrotondati. Dieci metri l’uno dall’altro, per un sentiero che si pensa possa anche sfociare in una porta infernale. Un fascino da brividi.
RICORDI E PAURE Se si è in due ci si tiene per mano, se si è in comitiva si perde la suggestione, se si è da soli ci si fa compagnia provando un autoscatto con il telefonino: conviene tenere il meno alzato, in segno quasi di sfida, aiuta nel risultato finale. Fra statue di volpi e Torii rossi c’è da sentirsi inquieti. D’altronde Inari, al quale questo santuario è dedicato, è il dio dei cereali e ha scelto la volpe come suo messaggero. I giapponesi la considerano un animale da temere, capace di impadronisri del corpo delle persone passando attraverso le unghie. Agisce preferibilmente al buio, protetta dalle tenebre. Visitare il tempio di mattina, si sta più tranquilli e l’effetto è migliore. Come il ricordo.