Le forti emozioni piacciono a molti. C’è chi sostiene siano il sale perfino di un viaggio. E allora che c’è di più forte che avvicinare gli occhi a un binocolo, guardare verso l’orizzonte e sapere che di là, tra gli alberi, sopravvive come può una delle ultime vere, atroci, crudeli dittature del pianeta? Oltre i fili spinati e un pezzetto di terra di nessuno, c’è la Corea del Nord e da qui, da questo ultimo baluardo di terra libera, si guarda nel paese della sofferenza ma bisogna farlo con attenzione, perché i marines dell’esercito sudcoreano predicano prudenza: <Se vedono movimenti strani – spiegano – i soldati nemici possono anche sparare>. E così, nessuno azzarda stravaganze.
ACCORDO DI PACE Ufficialmente non c’è alcun accordo di pace tra le due Coree, c’è un armistizio e tecnicamente sarebbero ancora in guerra anche se non si bombardano, pur continuando a minacciarsi più volte al mese. E dunque nella terrazza con vista sul nemico, nella sala cinema dove si proietta un film hollywodiano su quanto è accaduto qui intorno fino all’armistizio del 56, negli shop dove si comprano souvenir che sanno di guerra e speranze di pace, si scatenano veri brividi da combattimento.
FILO SPINATO Questo è il cuore della zona demilitarizzata, la DMZ nel gergo militare, una striscia di terra a cavallo del 38° parallelo, consegnato alla storia da migliaia di morti ma anche dai film con Gregory Peck. Ci si arriva partendo da Seoul e attraversando un paesaggio che prima è periferia cittadina e man mano che si macinano chilometri diventa sempre più desolato e preoccupante. Sparisce il traffico e appaiono torrette di guardia e fili spinati, qualche sentinella, camion militari. Si superano un paio di caserme, popolazione in tuta mimetica e bandiere al centro del cortile. Poi quando si arriva all’ultimo palmo di terra libera, si guarda il film di benvenuto nel Visitor centre e si va nei tunnel. Ed è qui che ci si emoziona. Sono percorsi scavati nella roccia dai nordcoreani che avevano pianificato un’invasione della Corea del Sud passando sottoterra. Ma vennero scoperti e i tunnel, forse su suggerimento americano, sono diventati attrazione turistica. Si può scendere a piedi o con il trenino, per evitare la fatica, si indossano caschi protettivi e si va. Chi sceglie la passeggiata avrà tempo di riflettere sui destini del mondo e gli orrori della guerra. Poi, quando si risale, c’è un altro shopping center. Volendo, vendono anche il ginseng.