<Solo qui ci sentiamo liberi> dicono gli Uomini Blu che attraversano il Sahara. Spazi infiniti, venti impetuosi, caldo soffocante, scarsità d’acqua e rumorosi cammelli come compagni di strada. Normale, per loro. Ma per l’uomo occidentale, di qualunque colore abbia la pelle, il deserto è sfida e timore, fascino e mistero. Spesso diventa una scoperta fantastica, un amore che si rimpiange e del quale si sente il richiamo ogni volta che si torna nelle nostre foreste di cemento e acciaio. Viaggiare nelle sterminate distese di sabbia o di roccia è esperienza avvincente, con diversi gradi di difficoltà: si può dormire in un sacco a pelo e non avere acqua, si può attrezzare un campo tendato o coccolarsi in resort a sei stelle con il nulla intorno. Quel nulla dove ritrovarsi o potersi smarrire.
Il Salar de Uyuni è un enorme deserto di sale sulle Ande della Bolivia, a 3.650 metri. Secondo le leggende Inca qui vigilano gli Ojos de Salar (occhi del deserto di sale) che inghiottivano le carovane. Si tratta di buchi nella superficie salata dai quali esce acqua: in certe condizioni di luce sono quasi invisibili e possono diventare pericolosi. Tra la vita e l’omaggio alla morte, nel Salar de Uyuni a si riproducono tre bellissime specie di fenicotteri mentre in una caverna riposano mummie di 3 mila anni fa.
Timbuctu è la storia dell’Africa, il Mali che ha conosciuto gloria e ricchezza, quando nei mercati di questa città si vendeva oro. Oggi si scommette sulle corse dei cammelli, sorseggiando un dolcissimo te. Le case di fango fanno fatica a restare in piedi, ma il fascino del luogo resiste. Trecento chilometri a sud, a Bandigara, vivono i Dogon, una delle popolazioni più misteriose del continente nero e a Djennè, qualche decina di chilometri a ovest, c’è una gigantesca moschea, la più grande costruzione di fango del mondo.
Al Maha è un resort a pochi chilometri da Dubai, in pieno deserto, con antilopi e falchi, che all’alba vengano liberati di fronte a ospiti attoniti che assistono a prove di caccia. Tè del mattino con tintinnio di argenti e tovaglie candide di lino sulle dune. Nella camere, in muratura ma ricoperte da tende per simulare un accampamento, piscina privata e cavalletto con tele e colori per dipingere.
Nel Great Sand Sea, il gran mare di sabbia, si dorme in tenda. Nessun uomo è mai riuscito ad attraversare a piedi questo luogo. Non lontana, sempre in Egitto, c’è la depressione di Farafra con stupefacenti formazioni calcaree. Un viaggio per iniziati e appassionati di incisioni rupestri, nella zona dove c’era l’oracolo di Siwa e resiste ancora il suo tempio, insieme alla Montagna dei Morti e alla fonte di Cleopatra.
Per vedere l’invisibile, nel deserto australiano c’è bisogno di una guida aborigena che racconti la cultura del sogno di questo straordinario popolo. Cominciare leggendo il Chatwin de <Le vie dei canti>, forse il suo miglior libro. Ad Ayers Rock, il monolite più grande del mondo, si può provare The Climb, la scalata: in cima si firma il registro dei coraggiosi. La sera gli aborigeni riempiono di spiritualità il vuoto di questi spazi, parlando con gli spiriti della terra e della roccia. Si lasciano guardare, ma da lontano.
Si parte, in genere, da un comodo albergo di Las Vegas, convinti di dover affrontare l’inferno. Certo, la temperatura può anche superare i 50 gradi, ma se si viaggia in auto con aria condizionata e acqua a volontà, non si corre nemmeno il rischio di correre rischi. La Valle della Morte è uno straordinario spettacolo della natura che tutti desiderano visitare, almeno una volta, con canyon e gigantesche dita di roccia tese a strappare terra alla terra.
Carla Perrotti ha scritto <Deserti> e <Silenzi di sabbia> (Corbaccio), libri che raccontano le sua avventure a piedi e in solitaria nei deserti del mondo. E’ stata la prima ad attraversare da sola e in autosufficienza il Taklimakan in Cina, 550 chilometri in 24 giorni. Ora guida piccoli gruppi fra le dune. Info www.carlaperrotti.com.
Ci sono tanti Sahara, accessibili o pericolosi. Chi non ama le difficoltà eccessive ma sa apprezzare il gusto di un’avventura facile, raggiunga Zagora, in Marocco, e da a Erfoud. Con una guida si attraversa il deserto e ci si ferma a dormire in un piccolo ostello dove si mangia tajine di pollo e si dorme in letti sul tetto, con coperte pesanti, alla luce delle stelle. Capitano anche Uomini blu, che dal sud risalgono verso la strada delle mille casbah.
L’India dei Maraja ha il cuore di sabbia e dune, del deserto del Thar. E’ la regione chiamata Rajasthan dove brilla Jasailmer, città fortificata del XII secolo con grandi costruzioni in arenaria. Serate da non perdere con la cena sotto il cielo stellato in mezzo alla sabbia rossa. Chi ama soltanto affacciarsi sul deserto, può scegliere di tornare nella civiltà con il Palace on Wheels, gran lusso su rotaia, con il quale attraversare il Rajastan o tornare a Delhi.
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