Libertà e democrazia sono ancora sconosciute nell’isola e il futuro potrà esere solo migliore per questo popolo straordinario, dignitoso e allegro, e per la sua meravigliosa terra. Con l’incognita del nuovo corso, senza il carisma, e la crudeltà, di Castro. Ma Cuba resta comunque un’isola bella e magica, da non perdere.
Meglio il rimpianto di non averli visti che il dolore della delusione. Almeno si potrà custodire un’illusione non frantumata dalla realtà. I luoghi cubani di Hemingway sono un disastro, consumati dal tempo e dall’incuria. La Bodeguita del Medio è un bar sempre troppo affollato, una specie di industriola della nostalgia dove si salva soltanto il mojito, mentre El Floridita è un ristorante decadente e caro. Meglio visitare la Finca Vigia, la casa di Ernst diventata museo, 12 chilometri a sud de l’Avana: qui ha scritto <Per chi suona la campana> e <Il vecchio e il Mare>.
Sarà anche una tentazione romantica, ma il giro in carrozzella proprio non va. Durata minima un’ora, e alla fine si sonnecchia. Troppo presto si abbandona il centro, perché il vetturino vuole dare un senso al suo lavoro e spingersi lontano, fino alla plaza de la Revolucion, brutta e ideologica, dominata da un gigantesco e luminoso ritratto del Che. Un non riuscito esempio di arredo urbano in stile socialista.
Buick, Cadillac, Chevrolet. Le macchine degli anni ‘50 e ‘60 sono affascinanti. Ma anche terribilmente vecchie per essere affidabili. A L’Avana ce ne sono tantissime, con la carrozzeria perfetta. Il problema sono i motori. E allora, guai a noleggiarle pensando di farci più di 20 chilometri. Non ci sono pezzi di ricambio e i tempi per eventuali riparazioni sono lunghissimi. Accontentarsi di un giretto per L’Avana.
Musica. A ogni angolo, lungo ogni strada. Con esibizioni improvvisate ma dall’effetto straordinario, merito di piccoli gruppi, soprattutto di anziani, che suonano con l’estro e la perizia di un’orchestra sinfonica. Chitarre e percussioni sono la colonna sonora di quest’isola e della sua capitale. Un incontenibile Buena Vista Social Club.
L’Avana è una vecchia da trattare con cura e rispetto. E l’Avana Vieja merita tutta l’attenzione possibile. Sono appena sette isolati, valgono una vita. Molti restauri sono stati fatti, altri ne servono. Ma da plaza Veja fino alla Catedral, passando per plaza San Francisco e plaza des Armas, è un incanto che scolpisce l’animo. Come il Vedado descritto da Graham Green ne <Il nostro agente all’Avana>. E’ la Cuba anni ‘50 e ‘60, con ville beaux arts dal sapore neoclassico e larghi boulevard. Struggente.
L’unico lascito della Cuba pre-rivoluzionaria è il Tropicana, che ha fama di grande spettacolo, per costumi e bellezza delle ballerine. Forse uno sfarzo stonato, considerando le condizioni del paese. Per chi non volesse sottrarsi, la prenotazione va fatta con molto anticipo.
I Cayos sono belli. Cayo Largo e Cayo Coco meritano la visita. Ma se si deve scegliere una destinazione marina, allora non si perda l’isola della Gioventù, <la Isla>, scelta da Stevenson per ambientare <L’isola del tesoro>. Fu esilio e carcere, prigione anche di Josè Marti, il poeta rivoluzionario. Bella e ricca di storia, poco affollata, con allevamenti di coccodrilli e tartarughe, geroglifici precolombiani nelle grotte. Un viaggio nel tempo. Per una breve visita, non un soggiorno.
Le case particular sono una concessione all’iniziativa privata costruita su uno strappo ideologico. Sono case dove senza intervento o presenza dello stato, i privati che vogliono tentare l’avventura del <fare impresa> offrono alloggio e ristorazione. Un paio di camere per dormire, piccole sale da pranzo: serve a incoraggiare il futuro.
Per gli appassionati del mito di Fidel, il Museo de la Revolucion con annesso Memorial Granma offre tutti gli spunti di commozione e riflessione: dai quali non vanno esclusi gli affanni di oggi, il dissenso perseguitato, l’angoscia di chi prova a fuggire e la pena di morte per chi viene catturato.
Una battuta di pesca d’altura, lungo la Corrente del Golfo, inseguendo l’emozione di una battaglia vittoriosa a colpi di lenza con tonni e marlin. Si possono organizzare giornate indimenticabili, con lussuose barche ben equipaggiate e pranzo a bordo: stanziare almeno 500 dollari al giorno.
Le mani strette intorno alle pinne e via, si corre nell’acqua. Oppure si attende che i due delfini posizionino i loro musi sotto le piante dei piedi e comincino a spingere: emersione fino alla vita, con tuffo finale. Il Delfinario di Varadero è lunapark per grandi e piccini, offre – fra i pochissimi al mondo – la possibilità di farsi <rimorchiare> dai delfini con i quali si resta in acqua un’ora. Un’equipe attrezzatissima registra tutto su video personalizzati poi venduti a fine sessione. Pagamento in dollari, naturalmente.
Capita ancora di incontrare gli abitanti di Trinidad a cavallo sui vialetti del centro storico. O di vedere sbucare splendidi volti di bambini fra le grate delle case. Con una meritoria operazione fra architettura e politica, la vecchia Trinidad è stata restaurata ma non sottratta ai suoi originari abitanti. Non è un centro commerciale né un ghetto: è la città come era. Splendida, un vero tesoro coloniale. Da riformare soltanto gli addetti ai servizi, dalle stazioni di servizio ai camerieri di hotel e ristorante. Diventano cortesi soltanto a suon di dollari.
Solo a Cuba è ancora politicamente corretto farsi una fumatina. Di sigaro, naturalmente. Anche per chi non ha mai provato o ha smesso. Cohiba, Montecristo, Romeo y Julieta, sono nomi che appartengono alla storia patria e sono anche un ricostituente del Pil. Qualche boccata, magari accompagnata a piccoli sorsi di rum, è tentazione da non respingere.
Bisogna avere un gran fisico per portare i costumi o i vestitini cubani che le ragazze abbandonano alle carezze del vento, sul Malecon o fra i vicoli della città veja. Si possono provare e comprare a L’Avana da Exclusividades Verano o a La Maison. Sigari nelle numerose Casa del Habano o di contrabbando – attenzione ai falsi – dai giovanotti che li offrono. Cd a buon mercato ovunque, non tutti di ottimi qualità.
L’onda del Malecon è una carezza violenta. E’ la schiuma che sfiora le case color pastello e bagna chi passeggia, chi si avventura su questo lungomare che forse è il più bello del mondo. Anche quando il mare è tranquillo e ci si siede sulle rocce, a guardar l’infinito, cullando illusioni e speranze. La sera è ritrovo di innamorati. Ma anche di chi l’amore lo noleggia, senza distinzioni di sesso.
DOVE BALLARE
Si dice che i bambini cubani imparino prima a ballare e poi a camminare. E forse è vero. Si balla ovunque: nelle strade, nelle case, nelle piazze. E nei locali. All’Avana El Diablo Tun Tun, Delirio habanero – aperto fino alle 6 di mattina – L’Habana Cafè dell’hotel Melià, famoso per essere frequentato dalle ragazze più belle della capitale.