Cracovia è un ponte nel tempo, tra passato e presente. Fu capitale reale ma oggi è soprattutto la città di Karol Wojtyla. Una bella città, fondata, racconta la leggenda, dopo che venne sconfitto un drago. Gente coraggiosa, da queste parti, polacchi abituati ai re e ora orgogliosi di avere avuto un Papa nato a Wadowice, pochi chilometri da qui, ma che a Cracovia ha studiato e vissuto a lungo. Ha la più grande piazza medievale, un gigantesco quadrato di 200 metri per lato e qui si affaccia il tesoro della Basilica di Santa Maria, imponente e preziosa, con magnifiche vetrate istoriate, la volta blu della navata centrale tempestata di stelle, gli affreschi e l’altare maggiore con un pentittico, ossia un pannello centrale e due per ogni lato, scolpiti e dorati: Pablo Picasso lo definì l’ottava meraviglia del mondo. Allo scoccare di ogni ora un trombettiere si affaccia dai vari lati della torre della Basilica e fa suonare la sua tromba.
Una tradizione che resiste al correre del tempo. E poi, tutto il mondo di Karol Wojtyla: la prima casa dopo il trasferimento da Wadowice, l’appartamento dove durante la guerra si incontrava con altri giovani cattolici, la cappella dove venne consacrato, la chiesa dove lavorò come viceparroco, le sue residenze, da semplice prete a Cardinale. Ovunque ci sono sue statue, ritratti, targhe che segnano il suo passaggio. Il suo volto compare perfino su una banconota, quella da 50 zotly, ed è il primo Papa ad essere stato celebrato in questo modo.
Di Giovanni Paolo II resta testimonianza anche nelle miniere di sale di Wieliczka, a pochi chilometri da Cracovia, utilizzate dal XIII secolo fino al 1996. Oggi sono un’incredibile discesa nel sottosuolo, 800 gradini che portano a meno 136 metri: la miniera arrivava anche più in basso, ma ai visitatori non è consentito scendere di più. Ma dove si arriva è già sufficiente per capire come si lavorava e restare senza fiato. Si percorrono tunnel che corrono dentro la terra, da dove i minatori risalivano a fatica, rischiando ogni giorno la vita. Ci sono piccole cappelle e una cattedrale enorme fatta di sale, con una statua di Giovanni Paolo II che più di una volta, quando era Vescovo, venne a far visita ai minatori.
Papa Wojtyla non ha mai fatto mistero delle sue lecite tentazioni. Il desiderio, forse anche il bisogno, di fare sport: amava sciare, nuotare, remare, passeggiare in montagna e tutte la sue attrezzature, insieme a molti altri ricordi, sono visibili nel palazzo adibito a museo in via Kanonicza, proprio accanto alla collina del Wavel, dove si trova il Castello Reale. San Giovanni Paolo II amava anche stare da solo, per riflettere, e così alcune cime diventavano il suo rifugio preferito. Ma la passione terrena era la gola. Gli piacevano i dolci, e soprattutto le kremowka, le paste con la crema, che adorava fin da bambino.
A Wadowice, il suo paese natale, una trentina di chilometri da Cracovia, c’è ancora la pasticceria dove andava a far merenda, dopo la scuola: è sulla stessa piazza sulla quale si affacciano la casa dove nacque e la chiesa dove venne battezzato. Vengono ancora preparati i suoi dolcetti preferiti, quelli che noi chiameremmo diplomatici, pasta sfoglia e crema: costano 4 zotly, un euro, e vengono venduti anche in confezioni sulla cui scatola è ricordata la frase di papa Wojtyla: “Dopo la scuola venivamo a mangiare le paste con la crema”. Quando finì il liceo, per celebrare la conquista della maturità con i compagni di classe si impegnò in una gara a chi ne avrebbe mangiate di più: ne divorò 18, ma non vinse.