Americhe

Boca Chica, piccolo incanto

repubblica-dominicana-cayo-levantado-repub-13440152Le foglie di tabacco arrotolate possono diventare preziosi tesori. E nei negozi dove si vendono c’è bisogno di fidati custodi. Santo Domingo è la faccia meno sfortunata di una grande isola tagliata a metà da un confine, superato il quale, sboccia Haiti, paese distrutto, dalla storia e da una natura matrigna. A custodire i preziosi sigari in un negozio di Santo Domingo c’era Miguel, un ragazzo di Haiti che aveva cambiato paese e destino attraversando a piedi la frontiera. Quanti chilometri abbia fatto – naturalmente senza scarpe – non lo sa neppure lui. Quello di cui è certo, è che ora per lui è cominciata un’altra vita, in una terra dove si riesce anche a sorridere.

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Qui le distese di stelle marine sono una delle grandi attrazioni: soprattutto per i bambini, che impazziscono nel vedere prati acquatici improvvisamente rossi. Santo Domingo è bella, ricca di mare, foreste, una natura prepotente e addomesticata per il confort dei vacanzieri. Sole, mare, tanto golf, anche una relativa serenità. E quei posti magici che ti trapanano il cuore e ogni volta che ci pensi vorresti chiudere gli occhi, riaprirli ed essere lì. A Boca Chica. E’ stato uno dei ritrovi del jet set internazionale quando questo Caribe era fra le destinazioni più richieste e frequentate. Poi il declino.

 

domingoZP1010072tnSpiaggia e mare sono rimasti gli stessi di allora, c’è più affollamento, classe media invece dei miliardari, nessuna rinascita straordinaria. Ma c’è un posto, oggi, capace di commuovere per la straordinaria atmosfera che sono riusciti a creare. Passerelle sul mare, tende bianche che il vento accarezza e anima, le gonfia, le agita, le lascia ricadere, aromi di cucina, profumo di pomodori, gente a piedi scalzi ma nessuno senza camicia. Aria di serena libertà, colori che si mescolano e regalano serenità. Il cibo è buono, anche se nessuno ha mai pensato di insignire questo ristorante di neppure mezza stella Michelin. Ma è l’atmosfera. E’ quel saper giocare con gli spazi brevi della vita, quell’alzarsi da tavola, raggiungere i tre scalini alla fine di una passerella e buttarsi in mare, fare il bagno, nuotare, accogliere ringraziando un cameriere che porta accappatoio e asciugamano, aiuta a togliere l’acqua da dosso e a rivestirsi per tornare a tavola in modo educato e ricominciare a mangiare. Senza che nessuno si stupisca, ma anzi, mentre tutti fanno la stessa cosa. La meraviglia di sentirsi liberi. Anche di non far niente, di star lì semplicemente a guardare, nell’ombra fresca e ventilata di una bomboniera magica. Si chiama Neptuno’s Club, pomposamente definito restaurant&lounge. A saper combinare legno, tende, lieve sottofondo musicale, gradini che portano in acqua si potrebbe ricreare questa favola in qualunque parte del mondo, perfino a Ostia o Mondello o Rapallo. Invece bisogna arrivare fino a Boca Chica. Per non dimenticarlo mai.

Ps cosa mangiammo, proprio non me lo ricordo.

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