Le fiaccole infiammano l’orizzonte poco dopo il tramonto, quando il deserto brilla di stelle. Dubai è lontana appena 70 chilometri, ma non ci sono luci di civiltà, non si vedono grattacieli, non si sentono motori. Quello di Al Maha è il regno delle dune e dei falchi, dei cammelli e delle orix d’Arabia, antilope a rischio estinzione.
E’ un resort nel cuore del deserto, realizzato come la cultura dei beduini impone. Viste da fuori le camere sembrano tende di nomadi, viste da dentro sono suite a cinque stelle dove l’arredo è concepito per soddisfare anche il lusso dell’animo. Nell’angolo che guarda verso l’orizzonte – perché ogni camera ha la sua prospettiva d’infinito – c’è un cavalletto con fogli bianchi e colori a tempera: pochi tratti servono a distendere lo spirito e i disegni, una volta portati a casa, aiuteranno a ricordare meglio di quanto possano fare le immagini scattate con una macchina fotografica.
Ogni camera è una veranda sul nulla, sul rincorrersi delle dune, sull’incedere pigro delle oryx che inseguono l’ombra, sulla solitudine dei cammelli che come taxi senza motore portano a spasso tra la sabbia e le rocce, dove si perde ogni orientamento e si conquista il senso del mistero che accompagna da sempre chi vive qui intorno. Della grande cultura beduina, Al Maha propone l’arte, con straordinari manufatti esposti nella sala centrale, mentre la natura regala la maestà del falco. Ce ne sono una dozzina, di questi straordinari animali, tenuti con cura affettuosa ed esibiti ogni mattina, quando il sole sorge lentamente dietro le dune e il mondo del deserto si colora di rosa. Volano ad afferrare le loro prede e tornano ad appollaiarsi sulla mano del falconiere, in un rito affascinante che dura da secoli e qui si ripete ad ogni alba, davanti agli occhi di spettatori che sulle dune bevono tè e caffè tra porcellane e argenti.
Un lusso discreto, creato intorno all’idea di un accampamento beduino realizzato in un’oasi. con 27 <Bedouine suite> di 75 metri quadrati, due <Royal suite> di 150 metri e una <Owner’s suite>, quella del <Capovillaggio>, da 750 metri con due stanze da letto, salone e altre due camere per la servitù. Gli interni sono decorati con stoffe e arredi realizzati da artigiani degli Emirati, dell’Oman e del Qatar, che rendono praticamente invisibile la struttura in muratura. Tutte le suite hanno una propria piscina, per garantire una privacy assoluta: e per la stessa ragione, chi vuole può chiedere di cenare sulle dune, un dinner party tra stelle e deserto.
Esperienze uniche che hanno garantito a questo resort, inaugurato appena un anno fa, il 98 per cento di soddisfazione tra la propria clientela. L’idea di inventare una vacanza nel regno dei beduini è stata dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, principe di Dubai, oltre che ministro della difesa e proprietario dei 30 chilometri quadrati di terreno del resort gestito e commercializzato dalla Emirates, la compagnia aerea di Dubai. Nel rispetto dell’esigenza di spalancare nuovi mercati a un turismo che diventa sempre più esigente, questa di Al Maha rappresenta la grande fuga dei tempi moderni, il rifugio in quel turismo sostenibile che appare la sola strada per godere delle meraviglie del mondo senza rovinare l’ambiente.
Le mille luci di Dubai, dal souk dell’oro ai grandi centri commerciali, restano lontane ma facilmente raggiungibili: chi vuole può arrivare fin qui in elicottero, oppure in un’ora di limousine o di jeep a quattro ruote motrici perché la marcia di avvicinamento si può fare anche saltellando sulle dune. La cucina è ricercata e alterna proposte occidentali a quelle arabe. Non vengono accettati bambini al di sotto dei 12 anni. I prezzi sono adeguati al lusso: si viaggia ben oltre i mille euro a notte. Ma è il deserto, bellezza.